INTRODUZIONE
I primi romanzi dedicati all’Alien Universe sono stati pubblicati a partire dal 1992 grazie alle novelization delle storie a fumetti Dark Horse Comics edite dalla statunitense Bantam Books. Da quell’anno fino al 1998, gli appassionati potevano dunque trovare sul mercato queste versioni romanzate in formato tascabile delle più storiche serie della testata Aliens del “Cavallo Nero“, ma per quanto queste storie fossero una buona lettura per chi cercasse “di più” da quei titoli, rimanevano comunque dei racconti già conosciuti, e spesso, mia personale opinione, non all’altezza della controparte originale fumettistica.
Per leggere il primo romanzo totalmente originale ambientato nell’Alien Universe si è dovuto invece aspettare fino ai primi anni del 2000, un tempo estremamente recente se considerata l’età del franchise.
Subentrando alla Bantam, il 26 ottobre 2005 la neonata “DH Press“, divisione della Dark Horse Comics, pubblica “Aliens: Original Sin“, scritto dal “Trekkie” Michael Jan Friedman. L’autore con questa storia decide di ripartire da dove la saga cinematografica si era fermata, ambientando la vicenda anni dopo il quarto capitolo “Alien: La Clonazione“, riprendendo quindi il personaggio di Ripley (Ripley 8, per l’esattezza) e i superstiti dell’equipaggio della Betty dopo la terribile vicenda a bordo della Auriga come narrato nel film di Jean-Pierre Jeunet.

TRAMA
Anni dopo gli eventi che hanno portato alla caduta della nave di ricerca scientifica USM Auriga, i membri superstiti dell’equipaggio della Betty quali Johner, Vriess e l’Auton Call sono ora sotto il comando di Ripley 8, diventata il capitano della navetta dopo il rientro sulla Terra a seguito della fuga dalla Auriga.
Arricchendosi di tre nuovi membri dell’equipaggio, i mercenari Krakke, Rama e Bolero, la Betty seguirà il capitano Ripley nella sua lotta contro la minaccia degli xenomorfi, una minaccia tutt’altro che sventata e semmai ancora più pericolosa, dopo le ultime incredibili rivelazioni scoperte durante le varie missioni. La loro ricerca di informazioni partirà dalla stazione spaziale di Byzantium, e li condurrà fino alla colonia botanica spaziale di Domes Epsilon, una delle sei costruite, dove gli ignari abitanti, dediti ad una tranquilla vita di ricerca tra le varie specie di piante che crescono all’interno di questi giardini artificiali, presto scopriranno che la loro esistenza sta per essere sconvolta da una mostruosa minaccia aliena che si nasconde tra la vegetazione.
La loro unica salvezza è nelle mani di Ripley e il suo equipaggio di mercenari…
COMMENTO
La storia scritta da Friedman non brilla da praticamente nessun punto di vista, risultando molto sbilanciata a causa delle fin troppe cadute nei soliti cliché della saga, rendendo il tutto decisamente scontato, e (senza fare spoiler) tra “rivelazioni” troppo audaci e poco credibili. Il tutto culminante in una parte finale per nulla entusiasmante. Lo stile di scrittura è molto chiaro e scorrevole ma allo stesso tempo risulta un po’ povero e soprattutto poco descrittivo, principalmente per quanto riguarda personaggi e ambientazioni. I protagonisti delle vicende narrate sono molti ma la maggior parte non è assolutamente caratterizzata. L’equipaggio della Betty per esempio, a parte Ripley e Call che sono gli unici due soggetti che hanno forse una spinta in più, a mio parere viene trattato in maniera troppo superficiale, in particolare il rapporto tra di loro, omettendo quel senso di “squadra” che ho invece sempre trovato nel film. Piuttosto ho notato meglio descritto dall’autore il rapporto tra i vari coloni della stazione botanica.
Aggiungerei inoltre che un po’ di page time in più per personaggi iconici come Johner e Vriess non avrebbe affatto guastato.
La scelta di ambientare gli eventi principali con gli xenomorfi all’interno di un grande giardino artificiale (una vera e propria “giungla” come descritta dall’autore), l’ho trovata vincente, essendo tra l’altro un palese rimando ad una delle scene tagliate del film, dove l’equipaggio della Betty avrebbe incontrato alcuni xenomorfi all’interno di un grande giardino botanico nell’Auriga. Avrei voluto però che fossero stati descritti meglio certi dettagli di questo ecosistema, potenzialmente eterogeneo e particolare, data la presenza anche di vita vegetale aliena, e soprattutto, poteva essere un ambiente che si prestava alla costruzione di grandi momenti di tensione, ma purtroppo, di essa non ce n’è traccia. Inoltre, ogni situazione con gli xenomorfi lì vissuta dai vari personaggi risulta essere ripetitiva e poco coinvolgente.
L’unica cosa che ho trovato interessante sono stati i (timidi) riferimenti agli eventi del “Richiamo” (Recall), la grande ribellione degli Auton, con legata ad essi una potenziale apertura ad un sequel della storia con protagonista Call, ma l’avventura di Friedman con il franchise di Alien si è fermata a questo romanzo.
Vi informo che questo titolo non è mai arrivato tradotto in italiano. Se la lettura in inglese non vi scoraggia, essendo scritto comunque in maniera chiara e semplice, cliccando sul link più in alto sotto la copertina potete acquistare l’Omnibus (sia in formato Kindle che cartaceo) contente il suddetto libro e anche il successivo “Aliens: DNA War” di Diane Carey.
“Aliens: Original Sin” nel lontano 2005 aveva il compito di inaugurare con il botto i romanzi originali dell’Alien Universe, ma il risultato finale è una storia insipida, poco coinvolgente e prevedibile. L’unico colpo di scena del racconto risiede in una rivelazione fin troppo azzardata per un romanzo dedicato all’Alien Universe, risultando poco credibile. Buona l’idea dell’ambientazione e apprezzabili i cenni agli eventi del “Richiamo”.
pro
contro
Una nuova avventura per Ripley e i suoi compagni della Betty
Buona la scelta dell’ambientazione e i cenni agli eventi del “Richiamo”
Storia poco avvincente e prevedibile
Stile di scrittura un po’ povero e troppo poco descrittivo
La rivelazione che dovrebbe essere il fulcro degli eventi è fin troppo azzardata
Alcuni errori minori di continuity