L’uscita al cinema di Alien, come per ogni grande saga che si rispetti, è stata accompagnata dal lancio di una serie di prodotti distribuiti su licenza ufficiale della 20th Century Fox. Era il 1979 ed era l’alba del merchandise Alieno. Tra tutti gli articoli usciti, ricordiamo ad esempio la novellizzazione di Alan Dean Foster, il libro in grande formato della Avon che raccontava la storia del film in immagini, la mitica action figure della Kenner, o ancora le carte collezionabili della Topps. Ma fra tutti, non possiamo non citare l’adattamento a fumetti di Walter Simonson e Archie Goodwin “Alien: The Illustrated Story” (“La Storia Illustrata”, in italiano), un prodotto di rara bellezza.
Considerata da Frank Miller “la miglior trasposizione a fumetti che sia mai stata fatta di un film“, questa vera e propria graphic novel è stata pubblicata la prima volta dalla Heavy Metal Communications nel 1979. Un’anteprima dell’opera è stata presentata in due parti da 8 pagine ciascuna nei primi due numeri del terzo volume della rivista americana di fumetti fantasy/fantascienza “Heavy Metal“, e solo successivamente è stata pubblicata completa in formato brossurato nel giugno dello stesso anno, il mese successivo all’uscita del film.
Quest’edizione è entrata nell’elenco dei bestseller per i libri in brossura del New York Times (è stato il primo fumetto a farlo) e ci rimase per ben sette settimane.
Heavy Metal vol. III #1 e #2
La storia:
L’idea di chiamare Simonson viene al direttore artistico e designer della rivista John Workman, il quale contatta l’artista americano e inizialmente gli propone di lavorare solamente alle chine, mentre alle matite si pensa a Carmine Infantino (The Flash, Batman, Star Wars…). Successivamente viene però presa la decisione di affidare tutta la parte artistica direttamente a Simonson, ed è egli stesso a proporre Archie Goodwin come sceneggiatore.
Come prima accennato, il fumetto vede la luce nel giugno del ’79, quindi non è stato fatto in seguito all’uscita della pellicola ma precedentemente, più precisamente da dicembre del ’78 a marzo ’79. Il termine ultimo per la consegna è stato infatti fissato per l’aprile successivo, in modo che la casa editrice abbia il tempo di stamparlo e distribuirlo contemporaneamente al film.
Questa decisione ovviamente ha portato i due artisti a scrivere e disegnare senza aver mai visto il film finale. Come ricorda Simonson, per poter lavorare alla graphic novel, Heavy Metal ha fornito una serie di diapositive di produzione date direttamente dalla Fox da poter utilizzare come riferimento, e inoltre sono state fornite tre delle varie revisioni della sceneggiatura, distanti tra loro due o tre mesi ognuna, dalle quali poter attingere. Decisiva infine è stata la possibilità di Simonson di partecipare alla visione di una “rough cut” del film nel dicembre del 1978.
“Non ho provato a memorizzare le angolazioni della telecamera o altro, ma è stato una bella possibilità di poter vedere la storia in un modo diverso. Non era completo, tuttavia, perché la società cinematografica stava ancora facendo tutto il lavoro ai modelli. Il taglio approssimativo durava circa due ore e mezza e ogni volta che veniva sparata un’astronave sullo schermo appariva un messaggio che diceva “scena mancante”. Non sono riuscito a vedere molte delle cose spaziali reali fino a quando il film non è uscito al cinema, ma ne ho viste la maggior parte.” (Simonson)



Una delle caratteristiche di quest’opera è sicuramente la libertà creativa che è stata data da parte della 20th Century Fox agli autori. La casa cinematografica infatti non si è mai molto preoccupata di stabilire quali cose dovessero essere presenti o meno nel racconto a fumetti, dando la possibilità ai due di poter lavorare senza alcuna pressione e senza particolari limitazioni, cosa che ovviamente ha influito molto sulla qualità finale.
“Ci hanno davvero dato la possibilità di cercare di mettere insieme il miglior fumetto quasi da soli, quindi a questo proposito, la collaborazione che abbiamo avuto dalla 20th Century Fox è stata davvero meravigliosa. […] Quel grado di libertà è davvero insolito nel lavoro con proprietà in licenza.” (Simonson)
Un’altra peculiarità che si può notare sfogliando le bellissime tavole, è la somiglianza dei personaggi agli attori di Alien. Heavy Metal ha infatti avuto l’opportunità di accedere ai diritti dell’estetica dei protagonisti del film, cosa che non sempre si ottiene negli adattamenti di prodotti cinematografici.



Il fumetto:
C’è poco da dire, siamo veramente davanti ad uno dei più grandi adattamenti a fumetti mai fatti. Il lavoro di Simonson e Goodwin è riuscito a catturare l’essenza del film e ogni tavola trasuda l’atmosfera inquietante, orrorifica e claustrofobica che pervade la pellicola di Ridley Scott, anche se viene utilizzato un approccio più dinamico e una scelta cromatica più vivace. I disegni sono magnifici, ricchi di particolari e fedeli al design originale. Una menzione particolare va ai dettagli della Nostromo (fantastica la tavola raffigurante la raffineria all’interno di una cornice ricca di dettagli biomeccanici) e delle tute spaziali. Simonson riesce a disegnare alla perfezione i protagonisti, facendoli apparire “vivi” grazie anche ad un’accurata rappresentazione delle loro emozioni sul volto. Il fumetto presenta anche alcune splash-page doppie, pochissime, ma tutte semplicemente memorabili, con un Simonson in stato di grazia. Impossibile dimenticare la resa grafica della scena del Chestburster, solo per citarne una.
Simonson qui ha la possibilità di mostrare lo Xenomorfo per quello che realmente è senza i limiti di budget del film, una creatura spaventosa e non un semplice uomo in tuta di gomma, e lo fa nel modo migliore possibile. L’artista gioca con la prospettiva distorta, rappresentando l’alieno a dimensioni veramente gigantesche. Una scelta intelligente, che non può fare altro che accrescerne l’aspetto terrificante e sottolineare il senso di impotenza da parte dell’uomo nei confronti di questa macchina letale.
“The Illustrated Story” non si limita a ricreare il film su tavola, ma lo “riarrangia”, lo ridisegna, dandoci la possibilità di godere della storia da una nuova prospettiva rimanendo però sempre fedele al concept originale, tutto questo nonostante la brevità dell’opera. Il fumetto infatti è lungo solo circa 60 pagine e gli eventi del film vengono condensati. Si può leggere molto in fretta ma è altamente sconsigliato. È un dovere fermarsi per gustare a pieno la bellezza di tutte le tavole.



I contenuti:
Ma qual è la caratteristica principale di Alien: The Illustrated Story? Il fatto che sia stato scritto e disegnato basando il lavoro su del materiale non finalizzato, come abbiamo visto ad esempio nel caso della rough cut del film, la storia che leggiamo presenta alcune scene non esistenti nella versione cinematografica originale. Alcune scene sono state svelate in seguito nella Director’s Cut del 2003, mentre altre sono presenti solamente nella sceneggiatura. Ecco qualche esempio:
Sulle tavole viene riportata la scena dell’equipaggio della Nostromo che ascolta la trasmissione aliena sul ponte della nave. Essa compare solamente nell’edizione Director’s Cut.



Durante l’esplorazione del relitto alieno sul planetoide, l’equipaggio si imbatte nello Space Jockey. Simonson disegna la scena aggiungendo un particolare presente solo nella sceneggiatura: Dallas disattiva il segnale premendo un pulsante sulla sedia del pilota.



Il curioso caso del “Box Alien”:
Durante la visione della rough cut, Simonson afferma di aver visto una scena poi mai arrivata sullo schermo: verso la fine del film, mentre Ripley sta correndo per i corridoi della Nostromo per arrivare alla Narcissus, si imbatte in quella che sembra essere una specie di strana scatola. Non si riesce a distinguere bene ma si capisce che è l’alieno, in qualche modo raggomitolato in questa dubbia forma. Ad un certo punto la scatola inizia a muoversi e ad aprirsi ed ecco che la creatura si rivela, tornando alla sua posizione eretta originale.
Questa scena Simonson se la ricorda bene e infatti la inserisce all’interno della graphic novel.
“C’è una scena nella graphic novel che non è nel film, dove alla fine, quando Ripley sta correndo intorno all’astronave, si imbatte in una scatola e la scatola si apre e si rivela essere l’alieno che la aspetta nel corridoio. Quella scena non è nel film, ma era nella rough cut che ho visto. Ho pensato che fosse davvero bella. […] Stavano ancora montando il film a quel punto, quindi quando nella graphic novel sono arrivato al punto in cui dovevo inserire quella pagina o non inserirla, perché avrebbe influenzato il posizionamento delle pagine a sinistra e destra della storia, chiesi e mi dissero: “Si, la scena è dentro!”. Quindi l’ho aggiunta e poi, ecco, il film esce e la scena non c’è. Vai a capire…” (Simonson)
Anche Dan O’Bannon sembra ricordare l’esistenza di questa scena in un’intervista fatta nel 1979 per la rivista “Famous Monsters of Film Land”:
“Sono state girate alcune scene in primo piano dell’alieno piegato come una scatola dall’aspetto strano, ma è stato deciso che questo avrebbe dato uno look troppo grafico alla bestia, quindi taglia! taglia” taglia!” (Dan O’Bannon).”
La cosa curiosa è che in realtà non esiste alcuna prova dell’esistenza di questa scena. Ricerche sono state fatte anche dalle fonti più vicine allo studio, ma non è mai stato trovato alcun video, foto, o documento che confermi questo fantomatico “box alien”.



Se siete interessati alla lettura, vi informo che la Diabolo Edizioni ha portato in Italia l’edizione rinnovata, edita originariamente dalla Titan Books nel 2012. Potete acquistarla qui.
2 risposte
Bel fumetto, grande Walt Simonson!!